Misinformation: anche i ricercatori si polarizzano?

A cura di Francesca Memini

Luglio 1, 2024

Ricerca sulla misinformation - Logon

Un argomento che probabilmente è passato solo nella mia ristrettissima bolla, ma che riguarda uno dei temi chiave di Logon: la misinformation e la ricerca sulla misinformation.

La rivista Nature ha pubblicato un numero dedicato alla misinformation che contiene diversi articoli sul tema. Un editoriale (“Comment”, ricordatevi questa informazione) dal titolo “Misinformation poses a bigger threat to democracy than you might think” , tra i cui autori c’è anche Sander van der Linden, quello del prebunking di cui abbiamo già parlato in altri luoghi. I ricercatori si sentono minacciati dal fatto che il problema della misinformation non venga preso sul serio, a causa di movimenti populisti e dalla generale sfiducia verso gli esperti. Ma non solo:

Some critics, even in the scholarly community, have claimed that concerns related to the spread of misinformation reflect a type of ‘moral panic’. They think that the threat has been overblown; that classifying information as false is generally problematic because the truth is difficult to determine; and that countermeasures might violate democratic principles because people have a right to believe and express what they want5. This trend must be reversed, because it is based on selective reading of the available evidence.

Con chi ce l’hanno gli autori? Chi sono questi critici all’interno della comunità accademica?
Fermi tutti, c’è un dissing tra ricercatori!

Nella mia email arriva presto la risposta: questa qui, di Dan Williams, un altro ricercatore che evidentemente si è sentito chiamato in causa, e ha subito risposto titolando provocatoriamente la sua newsletter Misinformation poses a smaller threat to democracy than you might think . Una newsletter, certo non è paragonabile a un articolo pubblicato su quella che probabilmente è la più importante rivista scientifica mondiale. Però, ecco che ora sappiamo i retroscena completi del dissing, con il riassunto delle puntate precedenti e le argomentazioni (con citazioni di articoli scientifici) della fazione opposta. E’ lungo da leggere, lo so. Volete il riassunto.
Ma prima fatemi aggiungere un altro tassello.

Sullo stesso numero di Nature c’è anche quest’altro articolo che titola Misunderstanding the harms of online misinformation ,  altro team di ricercatori, altra tipologia di articolo – in questo caso non “Comment”, ma “Perspectives” – una problematizzazione del modo di comunicare gli effetti della misinformation basata su un’analisi delle evidenze disponibili.

Public intellectuals and journalists frequently make sweeping claims about the effects of exposure to false content online that are inconsistent with much of the current empirical evidence. Here we identify three common misperceptions: that average exposure to problematic content is high, that algorithms are largely responsible for this exposure and that social media is a primary cause of broader social problems such as polarization. In our review of behavioural science research on online misinformation, we document a pattern of low exposure to false and inflammatory content that is concentrated among a narrow fringe with strong motivations to seek out such information.

La sintesi qui ce l’ha fatta il nostro Walter Quattrociocchi su Facebook

 

Perspectives e Comment

La prima cosa che ho trovato interessante è che mentre il Comment di Nature è open access, per leggere il secondo articolo, quello peer reviewed, bisogna pagare.

Vediamo che differenza c’è tra le due tipologie di articole secondo la rivista stessa.

Perspective articles are intended to provide a forum for authors to discuss models and ideas from a personal viewpoint. They are more forward looking and/or speculative than Reviews and may take a narrower field of view. They may be opinionated but should remain balanced and are intended to stimulate discussion and new experimental approaches. Perspectives follow the same formatting guidelines as Reviews. Both are peer-reviewed and edited substantially by Nature’s editors in consultation with the author.

Comments, Book Reviews and World Views are part of a commission-only section intended to be accessible and appealing to the whole global Nature readership, of all disciplines. Commentary pieces are generally agenda-setting, authoritative, informed and often provocative expert pieces calling for action on topical issues pertaining to scientific research and its political, ethical and social ramifications. They road-map a proposed solution in detail; they do not simply snapshot a problem.

Attenzione, i due articoli di Nature non sono in contraddizione tra loro, non comunicano moral panic l’uno e un ridimensionamento del problema l’altro, solo affrontano il tema con metodi differenti e con obiettivi (comunicativi) differenti.

Il secondo articolo restringe molto il campo descrivendo le evidenze scientifiche riguardo a due sottoinsiemi del problema misinformation spesso sovrastimati: il ruolo degli algoritmi dei social e il rischio di essere esposti a informazioni problematiche. Il primo articolo, l’editoriale, è un’esortazione a impegnarsi nella ricerca di soluzioni evidence-based (rivolta soprattutto ai policymakers).

Di fatto l’editoriale è un articolo di opinione, “giornalistico” di Nature, anche provocatorio, mentre il “vero” articolo scientifico che pure esprime un’opinione e un punto di vista ma più bilanciato e fondato su evidenze, è anche quello più difficilmente raggiungibile da parte dei giornalisti, cioè proprio da chi poi cerca di fare da intermediario tra il mondo della ricerca e l’opinione pubblica (e di solito lo fa male, come dice l’articolo stesso, ipersemplificando e scatenando moral panic non fondati su evidenze). Peccato, anche perché nell’articolo c’è un bel box di raccomandazioni su come fare comunicazione evidence-based sulla misinformation nei social media.

Sfide metodologiche

No, non faccio il riassuntone di Williams, tanto lo fa lui nelle prime righe se aprite il link. Intanto il dissing tra Williams e van der Linden continua, prendendo spunto dal  dibattito Trump-Biden.

I conflitti all’interno della comunità scientifica ci sono e ci saranno sempre, a volte per motivi umani, troppo umani (per esempio, cosa finanziamo la ricerca di soluzioni o la definizione dei confini e delle dinamiche del problema), Ma in generale anche perché il dibattito è strutturale e necessario alla ricerca stessa. Spesso i punti di conflitto sono metodologici, ed è importante comprenderli per comprendere i risultati della ricerca e per poter avanzare con la ricerca in una direzione condivisa .

Per questo concluso con un ultimo articolo che ho trovato in una rivista con un impact factor decisamente più basso di Nature, ma che si focalizza su concetti e metodi: Misinformation on Misinformation: Conceptual and Methodological Challenges.

we identify six misconceptions about misinformation and highlight the conceptual and methodological challenges they raise. The first set of misconceptions concerns the prevalence and circulation of misinformation. First, scientists focus on social media because it is methodologically convenient, but misinformation is not just a social media problem. Second, the internet is not rife with misinformation or news, but with memes and entertaining content. Third, falsehoods do not spread faster than the truth; how we define (mis)information influences our results and their practical implications. The second set of misconceptions concerns the impact and the reception of misinformation. Fourth, people do not believe everything they see on the internet: the sheer volume of engagement should not be conflated with belief. Fifth, people are more likely to be uninformed than misinformed; surveys overestimate misperceptions and say little about the causal influence of misinformation. Sixth, the influence of misinformation on people’s behavior is overblown as misinformation often “preaches to the choir.” To appropriately understand and fight misinformation, future research needs to address these challenges.

 

(Fonte del meme https://www.threads.net/@memingphd)

Francesca Memini

Laureata in filosofia, mi occupo di progettazione e comunicazione strategica in ambito medico, collaborando con agenzie di comunicazione, università, associazioni di pazienti e società scientifiche. Ho conseguito un master in Medicina Narrativa presso Istud Sanità e ho svolto attività di formazione per i professionisti della salute. Ho fondato lo studio Con cura per la progettazione di attività di comunicazione di salute e digital health.

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